Glutenwhat?

Glutenwhat?

Gluten Free

Che per carità, mica sono una di quelle che rompono le scatole.
Di quelle che mandano in tilt una cucina intera, stressano le amiche e si piangono addosso perché hanno quel fastidio alimentare.
Almeno, non credo.
È vero, ci sono passata.
A 18 anni non é mica stato facile uscire a mangiare con gli amici dopo il cinema e papparsi una deludente insalata verde accompagnata da un bicchiere d'acqua mentre tutti si facevano birra e pizza.
Ma con gli anni impari.
Ci sono paesi più all'avanguardia, di quelli che basta dirlo e ti portano il pane, la pasta e pure il tiramisu fatto dalla nonna quella mattina.
Di quelli invece che al solo nominare la parola glutine ti tagliano i viveri: niente riso, niente patate, niente fagioli, niente mais "Contengono glutine, no?".
Che per carità, ribadisco, non é mia intenzione diventare polemica.
Però.
Arrivo a New York con le speranze di chi sa che gli States sono vicini ad ogni tipo di differenza alimentare. Vedo cupcakes vegani, cibi organici, stranezze prive di ogni allergia, cibi kosher, halal e chi più ne ha più ne metta. Ma appena domandi:
"Do you have any gluten free items?"
La risposta é sempre la stessa
"Gluten what?"
Fa niente, a me l'insalata é sempre piaciuta tanto.


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