"Sarai mica pazza! Ti tirerai addosso le ire del web" mi dice una cara amica quando le racconto cosa vorrei scrivere.
Mi fa riflettere, com'é che un argomento così personale e intimo può essere visto in questo modo?
Ci penso e proprio quel giorno vedo una story su IG di Chiara Ferragni (una sconosciuta, lo so ha ha) dove specifica per l'ennesima volta (l'aveva già fatto un paio di volte) che il latte nel biberon è il suo.
Rimango un po' stupita da questa cosa, forse perché nel mio piccolo anch'io ho sentito il bisogno di giustificarmi diverse volte.
Un po' come se l'allattamento facesse di te una mamma al 100%, il latte artificiale, soltanto al 99.
Da quando è nata Luce ho ricevuto diversi messaggi di neo-mamme in difficoltà che mi chiedevano come andava con l'allattamento.
La verità?
Non lo so, perché non ho allattato nè Leo, nè Luce.
* Ta-ta-ta-taaaaaaa.
Sguardo sbigottito di disgusto e odio o grande comprensione (o disinteresse positivo).
Questo è quello che suscita un'uscita del genere.
Ricordo che con Leo ho sempre svicolato, un po' come se me ne facessi una colpa. Un po' come se mi sentissi giudicata dal fatto che io, per nutrire mio figlio, avessi bisogno di acqua calda, acqua fredda e tot cucchiai di polvere.
Non è strano?
Sento spesso amiche che diventeranno mamme o ragazze tra di voi (appunto) che chiedono cosa dovrebbero fare. O meglio, cos'é giusto fare.
Sapete cosa c'é? Che con Luce ho trovato il "coraggio" di dire, senza nessun minimo patema, che ho preferito non allattare.
Per alcuni potrò sembrare una cattiva mamma (ma perché?), che l'ho fatto per non farmi rovinare il seno (ma quando mai?) o semplicemente perché sono egoista (forse?). Io vi dico che non me la sono sentita. Che non ero pronta ad investire tutta quella energia, quella sofferenza, quel sacrificio. Ho visto amiche perdere la testa, piangere, fare mastiti, diventare matte. Bambini non prendere peso e mamme sentirsi in colpa, o peggio, incapaci.
Già, perché chi vi dice che allattare è la cosa più semplice del mondo, forse, non ha mai allattato.
Bisogna imparare, bisogna aiutarsi, bisogna essere pazienti. E fa male. Fa male fisicamente e mentalmente perché tutto, quando ti ritrovi un nanetto che dipende in tutto per tutto da te, è relativamente complicato.
Poi, improvvisamente, qualcosa si sblocca (ci può volere un giorno, una settimana o un mese) e tutto diventa incredibilmente facile. Così, come se fosse un interruttore, tutto inizia a girare per il meglio. Ti senti confidente, sicura, serena. Il bambino cresce e ogni qual volta che ha fame tu sei sempre pronta a soddisfare i suoi bisogni, senza bisogno di fare il piccolo chimico.
Una meravigliosa magia che ci regala la natura.
Credo però che al giorno d'oggi sia giusto che una mamma possa scegliere, senza sentirsi giudicata. Perché il benessere della mamma, la sua felicità, la sua serenità, sono alla base del benessere del proprio figlio e della famiglia.
Io in primis a volte mi sono sentita a disagio, come se dando il latte artificiale stessi barando.
Eppure, ho due bambini che sono sani e stupendi, che mi guardano con gli occhi dell'amore e mi fanno sentire la mamma più incredibile del mondo. Il mio legame con loro forse sarà meno fisico da questo punto di vista, ma vi assicuro che, ad oggi, vedere il mio piccolo Leo che porta il biberon a Luce (l'idillio dura circa 18 secondi) o Matteo che si gode la coccola della pappa, be', mi fa sciogliere il cuore.
E tra 20 anni, quando i nostri figli saranno grandi, sono sicura che se ne fregheranno se li abbiamo allattati o meno, ma noi, tutte le mamme del mondo, ricorderemo con amore e commozione quel momento in cui abbiamo attaccato al seno o dato il primo biberon a quegli scriccioli bisognosi dagli occhi gonfi in piena adorazione della propria mamma.
La migliore che potessero desiderare.
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