A volte mi chiedo quale sia il limite di questo blog, di questo aprirsi e farsi conoscere. Da un lato penso sia giusto mantenere un certo distacco lasciando certi argomenti "in casa". Altre necessito di questo mio angolo segreto (ormai non più tanto segreto ;-) per sfogare quello che si fa fatica a dire a parole.
Mi è sempre stato facile scrivere le emozioni, da ragazzina tramite dei diari, oggi attraverso il blog. È il mio modo di digerire determinate cose, di comprenderle, renderle vere.
Si sa, finché regnano nella mente sono solo tue, appena le racconti è come se guadagnassero spessore e diventassero quello che sono per davvero.
Così eccomi ad aprire il cuore a me stessa e a voi, certa che da una parte riuscirò a metabolizzare questa mia sensazione e forse ad avere un supporto/parere di chi magari ci è già passato.
L'altra notte sono stata male. Mi sono svegliata con dei crampi assurdi alla pancia, un senso di nausea, di malessere, di svenimento. Tutto.
Non riuscivo a stare seduta, né sdraiata, né in piedi. Non sapevo se erano contrazioni, se erano crampi, se fosse l'utero o l'intestino.
Non sapevo niente, perché ero in panico.
Totale.
Affannata e stressata, sopraffatta.
Per un attimo ho capito come si sente un uomo con il mal di gola (sdrammatizzo un po' suvvia).
"Non sono pronta" è la frase che ho ripetuto a quel santo di mio marito per un'ora buona tra un "sto male" e altri vaneggiamenti.
Dopo una tisana al finocchio, una bouillotte calda e le sue parole di conforto sono riuscita a calmarmi, a riprendere fiato e a ragionare.
Non sono pronta, forse perché non ho ancora capito.
Non ho capito che tra due settimane (giorno più, giorno meno) arriverà un'altra piccola creatura che mi farà innamorare. Forse perché questa gravidanza l'ho vissuta un po' da papà, con tanto amore, tanta gioia, tanta consapevolezza ma come su una nuvoletta e a 300km/h.
Non ho una valigia pronta perché non mi capacito che possa mancare così poco. Mi sembra ieri che facevo quel test e scoprivo il risultato davanti a un bimbo di 8 mesi e un cane scodinzolante.
Ho paura, non tanto di non riuscire ad amare i miei figli equamente o del futuro (ovviamente ne ho), quanto delle prime contrazioni, e non parlo del male ma dell'organizzazione. Del quando, come, dove. Se di notte, dove lasciare Leo, chi baderà a lui? Sarà scombussolato? Capirà?
È come se il mio unico pensiero fisso fosse lui, come se mi sentissi in colpa scioccamente che per qualche giorno non ci sarò.
È strano.
Tanto con lui avevo una fretta incredibile che nascesse per conoscerlo, quanto con questa bimba sono più cauta e godo ogni attimo suo nella pancia. Un po' come uno struzzo.
Ecco.
È così che mi sento: uno struzzo.
Consapevole che a breve cambierà tutto, che le certezze acquisite si sgretoleranno parzialmente per potersi ricostruire diversamente.
Emozionata per questa vita che cresce dentro me e spaventata allo stesso tempo.
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